A dispetto di tutti i tentativi di dimenticarli e minimizzarne l’importanza, i riti e le feste tradizionali sopravvivono. Pertanto la tavola natalizia è (e dovrebbe essere) molto di più di un luogo dove apprezzare i piaceri del gusto e i sapori del buon vino e della buona cucina. Il bon ton predica sempre la massima semplicità nella decorazione della tavola, ma il Natale fa felicemente eccezione alla regola, per esempio ammettendo le candele al pranzo di mezzogiorno, e perchè no, anche colorate.
La bellezza della tavola non è fatta di lusso o ostentazione ma l’opposto: apparecchiarla con posate e vasellame di gusto classico non passa mai di moda. Perchè è fatta di storia. Di oggetti che hanno in sé il calore, la tradizione, forse la nostalgia. E la bellezza di cui abbiamo sempre più bisogno.
Quanto ai bicchieri, si sa che sbagliare la forma del calice può rovinare il gusto del vino, un po’ come ascoltare musica da un disco graffiato. Quindi a seconda del vino offerto vanno usati calici “specializzati”, ovviamente sottili e perfettamente trasparenti per poter offrire allo sguardo lo spettacolo del vino, con le sue sfumature e riflessi, la pienezza del colore e la danza delle bollicine. I bicchieri colorati e decorati, seppur bellissimi, usiamoli per l’acqua e le bibite analcoliche.
Quello a cui non possiamo indulgere sono le piccole manchevolezze sul piano dell’accuratezza: il bicchiere non va riempito fino all’orlo perchè la degustazione diventerebbe complicata e mai alzare il mignolo quando si beve, non è per nulla elegante!
Tradizione vuole che le donne non versino il vino ne a se stesse né agli altri, mentre è gentile che un uomo lo versi alle donne. Ma mai allungarsi o peggio alzarsi per riempire il bicchiere di un commensale seduto troppo lontano. I padroni di casa più attenti tengono d’occhio il livello del vino nei bicchieri degli ospiti e si preoccupano che non siano mai del tutto vuoti.
Per la tavola, quattro bicchieri sono l’ideale: acqua – vino rosso – vino bianco – coppa, sequenza sancita da tempo anche come conseguenza di una nuova attenzione al bere. Vanno posizionati in obliquo alla destra del piatto, in ordine crescente di grandezza.
Ovviamente il bicchiere va tenuto dallo stelo e non dalla coppa per non alterare la temperatura del vino mentre alzare il bicchiere quando viene riempito o avvicinarlo alla bottiglia per dire che è abbastanza non è considerato appropriato. Contrariamente al credo popolare, il Galateo suggerisce di non far tintinnare i bicchieri durante un brindisi che i non dovrebbero toccarsi, e anche l’uso della frase “cin cin” non è elegante.
E passando al menu, è fondamentale ricordare che la chiave del saper ricevere natalizio non sta nel rimpinzare gli ospiti come fossero galline all’ingrasso o cercare di stupirli con l’ostentazione di cibi costosissimi: il troppo è sempre di cattivo gusto. L’ideale è una ricetta tradizionale con una storia autentica da raccontare e una preparazione lenta che ci fa recuperare il senso dell’attesa.
Proviamo a portare in tavola il cibo in sequenze come fossero atti di un’opera golosa. E la primadonna dello spettacolo, non può essere che un grande vino. Se invecchiato, è consigliabile stapparlo con anticipo per consentire una corretta ossigenazione mentre i vini bianchi giovani e le bollicine è preferibile aprirli al momento per preservarne freschezza ed effervescenza.
Irrinunciabili i dolci, tradizionalissimi, da abbinare naturalmente a un passito o una bollicina mai brut perchè creerebbe al palato sensazioni disarmoniche.
Via libera poi allo scambio dei regali, un po ‘di consumismo natalizio è inevitabile, a patto di mantenere vivi i simboli e i riti, e restituire ai doni il significato perduto, di pienezza di un’esperienza affettiva.