Grande successo per Mare e Vitovska in Morje 2024

di Redazione

Si chiude con un grande successo di pubblico la 18a edizione di Mare e Vitovska in Morje, l’appuntamento annuale dedicato al vitigno icona del territorio del Carso, organizzato dall’Associazione dei Viticoltori del Carso-Kras in collaborazione con i ristoratori della zona. Un evento nato per valorizzare e far conoscere il vino prodotto in quel piccolo angolo di territorio alle spalle di Trieste, che si allunga a est verso il Breg, una vallata erosa e creata nei millenni dal torrente Rosandra e a ovest verso il Carso italiano e sloveno. Nelle due giornate di venerdì 28 e sabato 29 giugno sono stati quasi 900 i visitatori che hanno affollato il Castello di Duino e i suoi magnifici giardini affacciati sul mare, per scoprire le diverse interpretazione della Vitovska e le prelibatezze preparate dai ristoratori del territorio. Nonostante sia coltivata solo sul Carso, la Vitovska si sta ritagliando uno spazio importante all’interno del panorama dei bianchi italiani. Per il suo carattere di autenticità, fortemente legato al luogo di produzione e alle tradizioni locali, rappresenta perfettamente il concetto di vino di terroir. All’interno di un mondo sempre più globalizzato e standardizzato, l’interesse degli appassionati più attenti si rivolge alle specificità territoriali, ai vini connotati da una forte identità e non riproducibili altrove.

Durante il convegno di apertura della manifestazione dal titolo: “L’origine crea il prodotto o è il prodotto a creare l’origine?” si è approfondito proprio il legame indissolubile tra territorio e prodotto. Alla tavola rotonda, moderata da Stefano Cosma, sono intervenuti Matej Skerlj, presidente dell’Associazione dei viticoltori del Carso, Oscar Farinetti, imprenditore, scrittore e fondatore della catena Eataly, Luca Sarais, proprietario dall’enoteca milanese Cantine Isola e Fabrizio Gallino, consigliere della Banca del Vino a Pollenzo e collaboratore di Slow Wine. Nel panorama contemporaneo l’origine del prodotto rappresenta una merce da sfruttare o un valore da difendere? Il sistema nazionale ormai sostiene principalmente le grandi aziende, i piccoli produttori e il valore dei loro prodotti invece faticano ad affermarsi. In questo scenario Matej Skerlj ha sottolineato soprattutto l’importanza della salvaguardia delle origini e della propria identità. In quest’ottica il Carso si propone come esempio di un territorio che ha saputo conservare un paesaggio naturale incontaminato, in cui la viticoltura si è inserita rispettando la biodiversità naturale e puntando su un vitigno autoctono con forti radici in questa terra. Oscar Farinetti ha messo in luce la coerenza territoriale e l’unicità dei vini del Carso, che nascono sulla pietra e si affinano spesso in contenitori in pietra. Secondo Farinetti, Mare e Vitovska deve avere l’ambizione di partire dal Carso per parlare al mondo, continuando a portare avanti lo spirito di artigianalità e l’ispirazione legata alle tradizioni locali per raccontare il territorio. Anche Luca Sarais ribadisce che in termini generali c’è la necessità di riscoprire il valore del nostro terroir. Il Carso incarna perfettamente il binomio Vino-Territorio, grazie a una visione legata a una terra e al suo vitigno autoctono: la Vitovska. Dal suo osservatorio privilegiato dell’enoteca, ribadisce che gli appassionati sono alla ricerca di vini unici e rari. I vini cult provengono spesso da territori piccoli e sono realizzati da viticoltori artigiani che lavorano con grande qualità. Fabrizio Gallino ricorda che Slow Food è nata proprio dall’esigenza di tutelare le produzioni particolari della nostra penisola, il nostro patrimonio storico e il lavoro dei piccoli produttori. Nella sua visione, prodotto e origine non sono contrapposti. I vignaioli sono custodi del territorio e sempre più il loro lavoro dovrà indirizzarsi verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il Carso, per conformazione del territorio, non può che avere piccole aziende e in questo senso non corre il rischio di snaturarsi.