PAESTUM WINE FEST

Passione, eleganza e ascolto: l’arte del vino secondo Sara Checchelani

di LUCIA I. MIGLIACCIO

Maître e sommelier, ma soprattutto narratrice di esperienze. Sara Checchelani è una figura di riferimento per chi vede nella sala non solo un luogo di servizio, ma il teatro dove si costruisce l’incanto dell’ospitalità. Con un background in Management e un’anima votata al mondo dell’enogastronomia, dal 2015 guida il progetto Materiaprima, nato dal desiderio di raccontare un amore profondo per la ristorazione, la sala e il vino. Membro attivo del Wine Club di Matteo Zappile, Sara unisce competenze tecniche, empatia e un’incessante curiosità, qualità che la rendono una professionista capace di offrire molto più di un semplice abbinamento: una vera e propria esperienza. In questa intervista ci racconta la sua visione del ruolo del sommelier nella ristorazione di alto livello, le sfide quotidiane, le tendenze che stanno cambiando il settore e l’importanza dell’ascolto e della formazione continua.

Quali sono le qualità più importanti che un sommelier dovrebbe avere per eccellere nel settore della  ristorazione di alta classe? 

“Un sommelier di successo deve essere innanzitutto un buon ascoltatore, per capire le preferenze dei clienti  e suggerire il vino più adatto. Inoltre, una solida conoscenza tecnica è fondamentale: comprendere le  caratteristiche dei vini, la loro provenienza, le annate, e i metodi di vinificazione è essenziale. Infine la  passione per il vino e un atteggiamento positivo e professionale sono cruciali per instaurare un buon  rapporto con i clienti e con il team del ristorante”. 

Come ti aggiorni sulle nuove annate, le varietà di vino e le tecniche di vinificazione? 

“Per aggiornarmi sulle nuove annate, varietà di vino e tecniche di vinificazione, mi affido a una  combinazione di risorse: leggo articoli specializzati, esploro siti web di enologi e produttori di vino, e seguo  tendenze del settore attraverso conferenze o eventi. Prima di tutto però cerco di ascoltare molto. Parlare e  ascoltare i racconti dei produttori, dei loro territori, delle loro tecniche di vinificazione, della loro passione,  ritengo sia il confronto più educativo e formante per me”. 

Se tu fossi un vino, quale saresti e perché? 

“Se fossi un vino, probabilmente sarei un Timorasso. Questo perché è un vino elegante, versatile e capace di  esprimere una grande varietà di sfumature. Un vino poliedrico, spesso timido inizialmente ma capace di  rivelare grande profondità e capacità di abbinamento. Come il Timorasso cerco sempre di adattarmi e di  rispondere a stimoli diversi, portando con me una profondità che si rivela più con il tempo. La sua  complessità e la delicatezza che può esprimere, mi rispecchiano, poiché cerco di adattarmi al contesto e di  cogliere le sfumature di ogni situazione”. 

Quali tendenze recenti hai notato nel mondo del vino e come influenzano il tuo lavoro quotidiano? 

“Una delle tendenze più evidenti è l’attenzione crescente verso un consumo più consapevole e critico. A  causa delle nuove restrizioni legislative, sempre più clienti stanno adottando un approccio moderato che  non implica l’astinenza totale, ma bensì la riscoperta del piacere di bere con moderazione e attenzione.  Questa filosofia, o meglio, questo stile di vita, abbraccia un approccio equilibrato e consapevole al consumo  di bevande, ponendo l’accento sulla moderazione, sul benessere mentale e fisico, e sulla gioia di vivere nel  momento presente. I clienti sono sempre più interessati a scoprire vini che rispettano l’ambiente e che  raccontano una storia più autentica. Un tipo di approccio che da sempre caratterizza il mio lavoro e le mie  scelte sulle etichette da inserire nella mia carta dei vini, e che mi spinge ad uno studio continuo delle  piccole realtà produttrici e alla loro selezione attenta”.  

Quali sono le sfide più comuni che affronti nel tuo lavoro e come le superi? 

“Una delle sfide più comuni è gestire le diverse aspettative dei clienti. Ogni persona ha un’idea diversa di  cosa sia un buon vino, e la chiave sta nel saper leggere le esigenze e le preferenze senza essere invadenti.  Per affrontare questa sfida, mi concentro sulla comunicazione, ascoltando attentamente e cercando di  offrire suggerimenti che vadano oltre il semplice servizio, creando un’esperienza che il cliente ricorderà.  Inoltre, la coordinazione con la cucina è fondamentale per garantire l’abbinamento perfetto tra vino e  piatti, un aspetto che richiede molta attenzione e collaborazione”.

In che misura partecipare a eventi e festival del vino come PWF influisce sulla tua crescita professionale  come sommelier e quali opportunità hai trovato in queste esperienze? 

“Partecipare a eventi e festival del vino, come il PWF, ha un impatto molto significativo sulla crescita  professionale di un sommelier. Questi eventi offrono opportunità uniche di aggiornamento, networking tra  colleghi e professionisti del settore, sviluppo di competenze e crescita del profilo professionale e personale  arricchito dall’ispirazione e dall’ aggiornamento continuo che ne deriva”.